Itinerari a Venezia: in barca a San Servolo

Scoprire l’isola di San Servolo

Partendo dalla Darsena Canale Ovest di Marghera si procede in direzione Venezia Giudecca lungo il canale Vittorio Emanuele III. Arrivati al Tronchetto (la sede di ormeggio delle navi da crociera) si può scegliere se imboccare la via più breve o quella panoramica. La prima corrisponde al canale Retro Giudecca, posto esternamente e parallelamente a quello della Giudecca, che conduce direttamente a San Servolo. La seconda, più lunga ma più suggestiva, regala una piacevole vista sull’isola delle Rose e di San Clemente, percorrendo i canali Fasiol, dell’Orfano e di San Lazzaro.

 

L’isola di San Servolo è situata nella cosiddetta Laguna sud di Venezia, dove gode di una posizione privilegiata: da un lato, infatti, è rivolta verso lo spettacolare Bacino di San Marco e i Giardini della Biennale, dall’altro si affaccia sul Lido di Venezia.

Il ricco patrimonio storico, naturalistico e culturale che contraddistingue San Servolo rende quest’isola una delle più antiche e belle dell’intera Laguna Veneta. La sua notorietà si deve soprattutto alla lunga presenza sull’Isola di un manicomio (ora sede di un interessante museo), che le regalò l’ironico epiteto di “isola dei matti”.

Breve storia dell’Isola di San Servolo

Il primo insediamento nell’Isola risale al VI secolo d.C, periodo in cui un gruppo di monaci Benedettini, in fuga dalla sanguinaria invasione Longobarda, fondò qui un monastero. La presenza sull’Isola di comunità di frati e di suore si susseguì per oltre un millennio, intervallata nel 1600 dalla destinazione dell’Isola dapprima a granaio pubblico e in seguito a Lazzaretto per i malati di peste.

Nella prima metà del ‘700 San Servolo divenne un ospedale militare finalizzato ad ospitare i numerosi feriti che confluivano a Venezia dai luoghi di scontro con i Turchi. Ben presto si specializzò nel trattamento e nell’internamento di infermi mentali, funzione che trovò il proprio culmine sotto la dominazione Asburgica, quando divenne il manicomio centrale del Veneto, della Dalmazia e del Tirolo.  Solo nel recente 1978, con l’entrata in vigore della nota Legge Basaglia, l’Isola di San Servolo perse definitivamente questa funzione. Nel corso dei suoi quasi 250 anni di storia furono decine di migliaia i pazienti ricoverati in questo istituto psichiatrico (il più piccolo di soli 4 anni di età!), come dimostrano le 24.500 cartelle cliniche ritrovate in loco.

A partire dall’ultima decade del Novecento l’Isola fu oggetto di un profondo intervento di riqualificazione e restauro da parte della Provincia di Venezia, che conferì a San Servolo le attuali sembianze.

L’isola di San Servolo oggi

San Servolo è oggi un importante centro di promozione multiculturale, sede di uno dei principali poli congressuali e formativi della città di Venezia. Ospita, fra le altre, la Venice International University (un network internazionale di didattica avanzata fondato dall’Università Ca’ Foscari che attira docenti, ricercatori e studenti da tutto il mondo), una succursale dell’Accademia di Belle Arti e la Fondazione Basaglia.

L’Isola accoglie ogni anno centinaia di eventi fra corsi, congressi, festival musicali e mostre di fotografia, oltre ad essere sede di diversi padiglioni nazionali della Biennale d’Arte e di Architettura.

Cosa vedere a San Servolo

L’isola di San Servolo è aperta alle visite guidate, previa prenotazione, tutti i giorni dell’anno (per maggiori informazioni consultare il sito di Venezia Unica). La principale attrattiva è certamente il Museo del Manicomio “La Follia Reclusa”, aperto al pubblico dal 2006. La visita offre un’esperienza di grandissimo impatto emotivo, raccontando senza veli l’evoluzione nell’approccio della medicina all’infermità mentale e le condizioni di emarginazione sociale e di segregazione fisica subìte dai malati psichiatrici fino a tempi recenti.

Nel Museo di San Servolo è possibile vedere da vicino i registri, le cartelle cliniche e le foto dei pazienti, come anche tutti gli strumenti di contenzione fisica allora largamente impiegati. È possibile osservare anche il macchinario per l’elettroshock, adibito a rilasciare corrente elettrica con discutibili scopi “terapeutici”. Una nota positiva è conferita dallo splendido pianoforte a coda che testimonia l’introduzione, per la prima volta in un manicomio, della musicoterapia.

All’interno del complesso museale è possibile visitare anche un’antica farmacia, che custodisce gli strumenti originali utilizzati dai monaci per la preparazione delle erbe medicinali, una sala anatomica, che espone 11 crani e 12 cervelli perfettamente conservati e una biblioteca che accoglie un patrimonio librario di oltre ottomila volumi.

Tra i gioielli testimoni del vissuto passato dell’Isola figura senza dubbio la piccola chiesa con due campanili dedicata al Santo Servolo, risalente a metà Settecento.

Il vasto complesso architettonico è incorniciato da uno spettacolare giardino all’italiana, che si estende rigoglioso su gran parte dell’Isola e si contraddistingue per la presenza di specie esotiche come le palme delle Canarie, le agavi americane, i tigli europei, i pini d’Aleppo e un ulivo secolare. È proprio in questo spazio che si concentra la vita dei cittadini, fra pranzi di nozze, barbecue, campi da gioco e aree per bambini.

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